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L'artista Manu Invisible e il progetto SIC - Sport Integrazione Coesione

La forza dell'arte di Manu Invisible contro tutte le discriminazioni. L'intervista all'"artivista" che sta lavorando ad una nuova opera a Cagliari

 

Il 21 marzo si celebra la Giornata internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale, proclamata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1966 in memoria dell’uccisione, da parte delle forze di polizia, di 69 partecipanti ad una manifestazione pacifica contro le leggi sull’apartheid, avvenuta nel 1960 a Sharpeville, in Sud Africa. Quest’anno la Giornata è stata dedicata al “60esimo anniversario della Convenzione internazionale sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale (ICERD)”, adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite con Risoluzione 2106 (XX) il 21 dicembre 1965.

In occasione di questa ricorrenza Uisp Cagliari, nell'ambito del progetto Sic! si è affidato alle parole e all’arte di Manu Invisible, un artista che, con le sue opere, innalza un inno alla diversità richiamando un messaggio di fratellanza e rispetto reciproco. L'artista utilizza la sua arte per sensibilizzare il pubblico su temi come il razzismo, le sue opere sono spesso accompagnate da frasi e slogan che invitano alla riflessione e all'azione. Per lui l'arte può essere uno strumento potente per promuovere il cambiamento sociale e costruire un mondo più giusto e inclusivo.

Manu Invisible è un artista contemporaneo misterioso. E’ sardo, nato a Cagliari e cresciuto a San Sperate, il paese dei murales, a un passo dal capoluogo della Sardegna, e fin da piccolo ha avuto una passione per i graffiti. Ha studiato arte e ha sviluppato uno stile tutto suo, che mescola la tradizione dell'affresco con l'energia della street art per i suoi murales che spesso affrontano temi sociali. La sua arte ha uno stile distintivo, con figure geometriche e colori vivaci, caratterizzata da un forte messaggio di inclusione e uguaglianza, ed ha conquistato le strade con i suoi messaggi potenti.

Il nome "Manu Invisible" è un gioco di contrasti. Le sue opere sono enormi e visibili, ma lui preferisce lavorare di notte, nell'ombra, come un'ombra. Le opere di Manu sono facili da riconoscere: grandi scritte con lettere geometriche, colori forti e messaggi chiari. Le parole che sceglie non sono mai casuali, ma frutto di una ricerca profonda. Vuole che le sue opere parlino direttamente alle persone, che le facciano pensare. La Sardegna, con la sua tradizione di murales, è una delle sue fonti di ispirazione, ma Manu è un artista curioso, che si lascia influenzare da tutto ciò che lo circonda.

Infine, evidenziamo anche l'aspetto sociale della sua arte che non si limita alla semplice decorazione di muri e spazi pubblici, le sue opere sono pensate per interagire con il contesto urbano e per creare un dialogo con la comunità locale. L'artista spesso coinvolge i residenti nella realizzazione dei suoi murales, trasformando le sue opere in progetti partecipativi che rafforzano il senso di appartenenza e di identità locale. Manu Invisible utilizza la sua arte per riqualificare aree urbane degradate e per trasformare spazi anonimi in luoghi di aggregazione e di espressione culturale.

Manu Invisible è noto per la sua identità nascosta, la maschera che indossa lo rende ancora più misterioso, proteggendo la sua identità, e in questa veste lo ha intervistato Uisp Cagliari.

"Sono Manu Invisible, uno street artist di Cagliari, e sto realizzando alle mie spalle una pannellatura per la ricorrenza del 21 marzo, che è una data importante proprio perché stiamo sviluppando un'iniziativa contro il razzismo. E’ un'iniziativa inclusiva in cui gran parte degli studenti hanno già messo la firma per dare vita as un'opera d'arte pittorica ispirata a questa delicatissima tematica e a un'insidia sociale che va assolutamente combattuta.

Come nasce Manu Invisible sociale?
"Manu Invisible da sempre è più o meno sociale. Anche se, come ogni artista, ho sviluppato diversi periodi artistici a distanza di anni e nell'ultimo periodo, parliamo di poco più di 15 anni fa, ho iniziato la collaborazione con la fondazione Domus De Luna, associazione di volontariato impegnata in vari ambiti, dalla spesa alle famiglie, alle comunità, alle scuole. Questo modo di operare in collaborazione, vuole rendere questo pianeta un po' più bello".

Ti definisci quindi più un attivista o un artista?
"Direi un artivista, quindi tutti e due".

Tu sei l'idolo non solo degli automobilisti, perché il tuo nome è stampato su molti ponti delle maggiori Strade Statali della Sardegna, ma soprattutto dei giovani. La senti questa responsabilità?
"È vero, una grossa fetta della mia carriera artistica approda nelle strade a scorrimento veloce e gran parte dei miei primi lavori si trovano nelle strade statali e nelle tangenziali fuori dall'isola, principalmente a Milano e a Roma, poi successivamente come Binario Parallelo, ho coltivato la mia passione, quella vocazione sociale che mi accompagna in ogni attimo della mia vita e anche della mia carriera, nel senso che il mio linguaggio mi fa approdare dentro case circondariali, dentro gli ospedali. Ieri abbiamo finito di posizionare delle opere nel reparto di dermatologia pediatrica a Cagliari, ma mi viene in mente anche l'ospedale di Oristano oppure la casa circondariale di Ascoli Piceno. Tante iniziative che hanno sempre la stessa vocazione, è lo stesso linguaggio che mi accompagna dall'inizio del mio percorso".

Oggi le parole vengono sostituite dalle immagini, basta pensare alle emoticon di WhatsApp o di altre applicazioni di messaggistica istantanea. Quindi parlare di razzismo e di contrasto ad ogni forma di discriminazione razziale è più semplice attraverso l'immagine che non con le parole, soprattutto tra i giovani?
"Le opere d'arte sono semplici ed è per questo che nel corso degli anni ho voluto sviluppare in un primo momento la componente figurativa, che è quella che per immagini parla ai più giovani e anche alle figure più fragili, che si muovono più agevolmente su un binario non verbale. Però è anche vero che in quest'epoca decadentista, oso dire questo termine perché lo penso veramente, è importante indagare l'etimologia delle parole, per riscoprire valori ormai persi e concetti quasi inusueti che sono in procinto di scomparire e che invece rendono e possono rendere la società migliore".

Sinteticamente puoi dirci com’è nato il bozzetto di questa opera che ti stai accingendo a regalare alla Città di Cagliari?
"La bozza raffigura due mani di una persona di colore colpita dalla vitiligine, che è una malattia della pelle abbastanza conosciuta. Impugna, tra queste mani aperte verso l'alto, un cumulo di terra sul quale germoglia una timidissima pianta. Ecco, questo è il germoglio della cultura, il germoglio dei valori sociali, che custodiscono la parola “germinato”, che è una delle parole che apparentemente possono sembrare inusuali, ma è una delle poche parole che anagrammata racchiude altre cinque parole come emigrato, marginato (migrante, meritano, emarginato, ignorato, detto a voce agli studenti, ndr). Sono tutte parole che anagrammate hanno un senso compiuto e un significato molto forte e potente per questa giornata così delicata, così importante, tesa a contrastare ogni forma di discriminazione razziale".

Qual’è l'emozione che ti aspetti di suscitare in chi guarderà questa tua opera?
"Io spero che le persone si emozionino e che non passi inosservata perchè, come tutte le opere d’arte, deve spronare alla riflessione. L’unica cosa che auspico, a me e alla collettività, è che questo luogo diventi un’occasione e uno spunto di riflessione". (redazione Uisp Cagliari, Pietro Casu)